CURIOSITA’ SUL PIEMONTE

LA LEGGENDA DI SAN GIULIO

La leggenda narra che quest’isola era nel Medioevo una roccia infestata dai draghi e serpenti. Quando nel 390 d.C., Giulio (che sarebbe poi diventato San Giulio) venne a Orta, nessun barcaiolo volle portarlo sull’isola per paura delle creature che vi abitavano. Così pose il suo mantello sull’acqua, salì su di esso, e remò con il suo bastone fino alla roccia. Scacciò tutti i draghi e qui fondò la sua centesima chiesa.

Solo un drago sopravvisse e si rifugiò in una grotta nella penisola di Orta, da cui non è più uscito. La leggenda dice che in questa grotta fu trovato un osso di drago ancora oggi appeso sopra il tavolo nella sagrestia della Basilica di San Giulio (questa non è una leggenda, un osso è davvero nella sacrestia!).

 

BROLO, LA CITTÀ DEI GATTI

Brolo, frazione di Nonio, in Piemonte, è conosciuta come la terra dei gatti. Lungo le sue vie si incontrano numerosi gatti liberi, che vengono accuditi e curati dalla gente del posto. Inoltre, diversi dipinti raffiguranti gli amati felini appaiono sui tetti e sulle pareti delle case.

 

In breve, tutto qui è ispirato a queste nobili ed enigmatiche creature. Il luogo, ideale per gli amanti dei gatti di tutto il mondo, viene visitata soprattutto da famiglie con bambini che, curiosi e affascinati, si fermano a guardare e accarezzare gli amati felini. Ma perché Brolo è la città dei gatti? Una curiosa leggenda ce lo spiega.

 

Brolo è un piccolo paese di soli 357 abitanti affacciato sul lago d’Orta. La ragione per cui è conosciuta come la città dei gatti è legata a una vecchia storia, iniziata il 10 ottobre 1756. Quel giorno, durante una sessione del consiglio comunale, la città di Brolo chiese alla città di Nonio di separarsi a livello ecclesiastico dalla Parrocchia di San Biagio perché, per raggiungerla, gli abitanti erano costretti ad attraversare un fiume soggetto a inondazioni. Brolo dichiarò che avrebbe provveduto autonomamente all’allestimento e alla gestione della chiesa di Sant’Antonio Abate.

 

Di fronte allo scetticismo degli abitanti di Nonio, cominciarono a dire: “Quando ci sarà una parrocchia a Brolo, il topo si metterà il mantello”. Gli abitanti di Brolo presero sul serio la questione e, come i gatti, cacciarono via tutti i topi, cioè gli abitanti di Nonio, dalla città. Era il 27 aprile 1767 e fuori dalla chiesa appesero un topo con un mantello. Il loro nuovo motto divenne: “La parrocchia è stata creata a Brolo e il ratto ha indossato il mantello”. La nuova parrocchia era quella di Sant’Antonio Abate. A partire da quel momento i brolesi usarono il gatto come simbolo per donare un”identità al loro villaggio.

Ratafià

Ratafia è una bevanda alcolica dolce di Biella, una città del Piemonte. Il suo nome deriva dalla frase latina ‘rata fiat’, che significa ‘l’accordo è stato fatto’. La storia ruota intorno alla ratifica legale o politica di questioni in cui entrambe le parti condividono un drink dopo aver firmato i documenti.

Lo scrittore Angelo Brofferio, in ‘Le tradizioni italiane’ (1848), riporta la leggenda di un liquore di ciliegie che, nell’anno 1000, salvò la popolazione di Andorno dalla peste, e rese possibile il matrimonio tra la figlia del suo inventore e il figlio del suo acerrimo nemico. La pace fra le due famiglie fu così ristabilita , e la frase che fu pronunciata per sigillare l’unione tra i due giovani “et sic res rata fiat” ha dato il nome a questo magico liquore. L’apotecario Pietro ne iniziò la produzione artigianale; nel 1880 Giovanni Rapa, fondatore dell’omonima fabbrica di liquori, riprese la tradizione che ancora oggi continua rispettando le antiche ricette. Preparato con il succo di ciliegie nere, zucchero e aromi, è particolarmente apprezzato per il suo sapore dolce. Un leggero contenuto alcolico ne fa un liquore che piace a tutti. Si consiglia di berlo freddo, con ghiaccio o liscio. Ottimo ingrediente nella preparazione dei più deliziosi dolci, con macedonia e gelato. Ingredienti: zucchero, alcool, ciliegia succo, sapori naturali, colore naturale. Contenuto alcolico: 26%.

LA LEGGENDA DEL LAGO DELLA VECCHIA' nella Valle Cervo

Valle Cervo, in provincia di Biella, offre una moltitudine di itinerari adatti anche per i più esperti escursionisti. Uno dei sentieri più belli è un’antica mulattiera che conduce dal grazioso villaggio di Piedicavallo al pittoresco Lago della Vecchia.

 

Una vecchia leggenda racconta che, molti anni fa, un giovane sconosciuto si innamorò di una bella ragazza del posto. Su una roccia, non lontano dal lago, per celebrare il loro matrimonio fu allestito un altare, ma la sposa aspettò lì tutto il giorno e tutta la notte il suo fidanzato, che però non arrivò mai. La mattina seguente un uomo portò alla fanciulla la triste notizia che il suo fidanzato era stato ucciso nella foresta. Il giovane fu sepolto in fondo al lago e la ragazza trascorse lì tutto il resto della sua vita, fino a quando non diventò vecchia, per vegliare il suo amato, vivendo con un orso con cui aveva fatto amicizia.

Morì molti anni dopo, ma ancora oggi, durante la luna piena, ci sono quelli che sostengono che un fantasma con una figura graziosa e lunghi capelli bianchi vaga sulla superficie del lago.

COME NACQUE IL LAGO DI MERGOZZO

Il lago di Mergozzo, uno dei laghi più puliti e pittoreschi d’Europa, è un piccolissimo bacino nella provincia di Verbania, ma nell’antichità costituiva la parte più occidentale del Lago Maggiore. Le continue inondazioni del fiume Toce hanno contribuito all’emersione di un lembo di terra, che ha diviso il Lago Maggiore in due bacini. È nato il Lago di Mergozzo. Il lago è ancora collegato al Lago Maggiore grazie ad un canale lungo 2,7 chilometri.

Una delle caratteristiche principali del lago è che le sue acque sono tra le più limpide d’Italia grazie alla mancanza di industrie manifatturiere sulle sue sponde, il divieto di utilizzo delle imbarcazioni a motore e un sistema di drenaggio che non scarica nel bacino.

A proteggere questo angolo di pace è il paese di Mergozzo, un piccolo borgo caratterizzato da tipiche case in pietra che sembrano quasi abbracciarsi l’una con l’altra perché sono così vicine, solo divise da piccole strade che danno vita ad alcuni dei panorami più sorprendenti.

IL FORMAGGIO GORGONZOLA

 

Il Gorgonzola è uno dei più importanti formaggi italiani. La sua origine risale a mille anni fa e alla città di Gorgonzola nell’odierna provincia di Milano, ma la provincia di Novara produce uno dei migliori gorgonzola seguendo ancora il metodo originale.

Nell’anno 2020, oltre 5 milioni di forme hanno raggiunto diversi paesi in tutto il mondo per un fatturato stimato intorno agli 800 milioni di euro. Il gorgonzola è apparso sul menu della prima classe del Titanic, confermando quanto gli inglesi lo apprezzassero.

Anche Winston Churchil era un appassionato del gorgonzola e fu probabilmente all’interno del ristorante della Camera dei Comuni dove si innamorò del formaggio blu italiano. Infatti, nei fine settimana degli anni ’40, un treno merci carico di formaggi partiva da Novara per Londra. Si dice anche che durante la seconda guerra mondiale come primo ministro abbia segnato l’area di produzione del Gorgonzola con un cerchio rosso per impedire che i bombardieri distruggessero i caseifici dove veniva prodotto il suo formaggio preferito!

Le risaie

È proprio dall’acqua dei canali d’irrigazione provenienti dal Sesia e dal Ticino, infatti, che trae origine la produzione risicola piemontese, realtà unica nel panorama italiano, nonché patrimonio culturale e storico con oltre cinquecento anni di storia alle spalle.

 

La provincia di Vercelli e quella di Novara sono le maggiori produttrici di riso in Europa.

 

Le risaie prelevano l’acqua dai fiumi, mai dagli acquedotti destinati all’uso domestico. Questo approccio consente di preservare le riserve idriche potabili e di garantire un utilizzo consapevole delle risorse naturali. 

 

La distribuzione dell’acqua nelle risaie è un esempio di ingegneria idraulica applicata all’agricoltura. Le paratoie sono il punto di partenza: esse regolano il flusso d’acqua che entra nei canali distributori. 

 

Da qui, una rete di fossi e bocchette assicura che ogni risaia riceva la giusta quantità d’acqua.

LA LEGGENDA DI BASILISK

 L’immaginazione degli abitanti delle zone alpine ha generato vari animali mitici.

Tra questi animali, uno dei più misteriosi è il basilisco. Poco conosciuto al di fuori delle zone alpine, ha conosciuto un aumento di fama e popolarità dopo essere stato incluso nella saga di Harry Potter.

Da tempo immemorabile, in tutta l’Europa ma soprattutto nelle regioni montuose, era la storia di un rettile con proprietà ipnotiche, estremamente pericoloso.

Il mito del basilisco nella Val Vigezzo, è così forte e diffuso che il Comune di Malesco ha voluto farne il suo simbolo e qualche anno fa ha dedicato una fontana nella sua piazza principale.